Futuro Incerto dei Gestori Carburanti: La Transizione Energetica e l’Immobilismo della Politica
Il settore della distribuzione carburanti si trova oggi al centro di una delle più grandi trasformazioni della sua storia. La transizione energetica, annunciata con forza dall’Unione Europea, sembra puntare con decisione verso l’addio ai motori endotermici entro il 2035. Una data che segna, almeno sulla carta, la fine dei carburanti fossili come li conosciamo. Eppure, nonostante l’apparente chiarezza degli obiettivi, l’incertezza domina.
Questa incertezza non nasce tanto dalla tecnologia o dall’evoluzione del mercato, quanto da un fattore che dovrebbe invece essere guida e garanzia: la politica. Le continue oscillazioni nelle scelte strategiche e l’assenza di una linea univoca stanno trasmettendo a tutto il comparto una sensazione di paralisi. I gestori carburanti, in particolare, non riescono nemmeno a immaginare un percorso di trasformazione sostenibile, perché manca il quadro di riferimento in cui operare.
A complicare ulteriormente il quadro nazionale è il blocco della Riforma della rete distributiva, ferma in Parlamento. Un provvedimento atteso da anni, necessario per riorganizzare un settore ormai disallineato rispetto alle nuove sfide ambientali, tecnologiche ed economiche. Eppure, la riforma resta prigioniera di logiche politiche opache, ben lontane da una visione moderna e responsabile.
Non serve un grande sforzo per intuire le motivazioni reali di questo stallo. Sono motivazioni che parlano più di interessi personali e di difesa di rendite di posizione che di futuro collettivo. Le compagnie petrolifere, in particolare, sembrano voler sfruttare questo momento di transizione per rimettere mano – in modo unilaterale – a equilibri storici nei rapporti con i gestori. L’obiettivo? Avere mani libere, senza vincoli contrattuali troppo stretti, e con minori responsabilità nel nuovo scenario competitivo.
Eppure, da un’analisi onesta e razionale, questi interessi appaiono secondari rispetto alla grande sfida che ci aspetta. Sembra quasi paradossale che un comparto così strategico per il presente e il futuro della mobilità venga frenato da tatticismi e giochi di potere.
Per questo, ANGAC lancia un appello chiaro: è ora che la politica si assuma le proprie responsabilità. Serve una direzione, una visione d’insieme, capace di coniugare innovazione, sostenibilità e tutela del lavoro. I gestori carburanti non chiedono privilegi, ma regole certe, eque e durature per accompagnare la transizione senza essere travolti.
La transizione energetica non può essere solo uno slogan. Deve diventare un processo reale, condiviso e governato. E questo processo deve partire ora.