IL PUNTO DI INFIAMMABILITÀ DEI CARBURANTI: normativa, rischi e responsabilità per i gestori
Un aspetto tecnico troppo spesso trascurato, ma che può ricadere tutto sulle spalle del Gestore.
Quando si parla di qualità del carburante venduto presso i distributori, uno dei parametri più importanti – ma meno conosciuti al grande pubblico – è il punto di infiammabilità. Questo valore rappresenta la temperatura minima alla quale un carburante rilascia vapori sufficienti a formare una miscela infiammabile con l’aria. Per il gasolio, ad esempio, la normativa europea (EN 590) fissa un valore minimo di 55°C, per motivi di sicurezza e prestazioni.
- La normativa di riferimento
La qualità dei carburanti immessi sul mercato italiano è regolata da precise norme europee e nazionali, in particolare:
• Direttiva 98/70/CE e successive modifiche
• Norme tecniche EN 590 (per il gasolio) ed EN 228 (per la benzina)
• D.lgs. 66/2005 in Italia
Queste normative stabiliscono i limiti chimico-fisici dei carburanti, inclusi il punto di infiammabilità, la presenza di acqua, la densità e altri parametri.
Il problema: quando la responsabilità ricade sul Gestore
Il vero rischio per i Gestori dei distributori sta nel momento dello scarico del carburante, quando non è possibile effettuare in tempo reale una verifica tecnica approfondita della qualità del prodotto. Una volta firmato il DDT (Documento di Trasporto), il gestore assume una responsabilità implicita sulla conformità del prodotto ricevuto.
E qui sorge una contraddizione: il gestore è responsabile di ciò che vende, ma non può controllare direttamente parametri fondamentali come il punto di infiammabilità al momento della consegna. Se successivamente emerge un problema di qualità (ad esempio un punto di infiammabilità troppo basso), il gestore rischia:
• sanzioni da parte delle autorità (ADM, Guardia di Finanza, etc.)
• contestazioni da parte dei clienti
• danni reputazionali
• esclusione da circuiti commerciali o fidelizzati
- La difficoltà di confutare il problema
Anche nel caso in cui il problema sia nato nella raffineria o durante il trasporto, dimostrarlo è estremamente difficile per il gestore. I margini operativi sono troppo stretti, e la documentazione spesso non offre protezioni sufficienti.
- Le proposte di ANGAC
ANGAC chiede da tempo:
• una revisione della normativa che introduca tutele per i gestori in merito alla qualità del carburante ricevuto
• l’obbligo di campionamento immediato certificato al momento dello scarico
• strumenti legali per scaricare le responsabilità in caso di prodotto non conforme all’origine
Il punto di infiammabilità non è solo un dato tecnico: è una variabile che può determinare la sicurezza, la legalità e la reputazione dell’impianto. Ma finché i gestori continueranno a ricevere carburante senza possibilità di verificarne in tempo reale la qualità, saranno sempre l’anello più debole della catena.
ANGAC continuerà a battersi affinché queste responsabilità vengano riequilibrate e affinché ogni gestore possa lavorare con più serenità e giustizia.