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Riallineamento Accise: Basta Caccia alle Streghe. Serve Giustizia, non Propaganda.

21 maggio 2025 – L’entrata in vigore del decreto sul riallineamento delle accise, pubblicato nottetempo in Gazzetta Ufficiale il 15 maggio, ha generato il solito tam-tam mediatico, condito da allarmi lanciati dalle associazioni dei consumatori e dalla risposta muscolare del Governo. A fare le spese di questa ennesima manovra emergenziale sono, ancora una volta, i gestori degli impianti di carburante.

Con una circolare inviata a oltre 660 Reparti operativi della Guardia di Finanza, è scattata una massiccia campagna di controlli su scala nazionale. Il messaggio è chiaro: “stanare gli speculatori”. La retorica è quella della trasparenza, della tutela del consumatore, del contrasto alle distorsioni del mercato. Ma dietro il paravento delle buone intenzioni, si rischia di colpire i soliti noti: gestori che non fissano i prezzi, non controllano le giacenze, non aggiornano la logistica, ma che finiscono comunque sotto accusa e, peggio, sanzionati.

ANGAC denuncia con forza una campagna repressiva ingiusta e disorientata, che non distingue tra chi specula e chi è l’anello debole di una catena già compromessa. In un settore dove le variazioni di prezzo sono decise a monte dalle compagnie e comunicate ai gestori con pochi margini di manovra, l’accusa di “speculazione” suona non solo fuori luogo, ma offensiva.

Il sistema non si aggiorna con un clic. Le giacenze non si azzerano con un decreto. Le pompe non sono tastiere da cui si digitano volontà di mercato: sono presidiate da lavoratori che guadagnano 2 centesimi al litro e affrontano adempimenti normativi spesso sproporzionati e contraddittori.

Bene perseguire i veri speculatori, chi importa carburante adulterato, chi evade milioni, chi truffa consorzi e Stato. Ma non si può criminalizzare l’intera categoria, accostando chi combatte per sopravvivere con chi lucra in modo fraudolento.

Il Governo e la Guardia di Finanza annunciano “oltre 20.000 controlli” e “10.000 violazioni”. Ma quanti di quei rilievi derivano da vere frodi? E quanti da errori formali, mancati aggiornamenti orari, norme ambigue o margini operativi nulli?

ANGAC ribadisce: i gestori non hanno bisogno di essere sorvegliati come sospetti. Hanno bisogno di una rete normativa equa, di semplificazione, di regole certe e sostenibili, non di essere additati come capri espiatori di un sistema inefficiente.

La battaglia contro l’illegalità è sacrosanta. Ma deve essere intelligente, proporzionata, mirata. Non può diventare una vetrina repressiva, una colata di piombo che, nel nome della trasparenza, schiaccia i più deboli e assolve i più forti.

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