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28/02/2020 – Relazione incontro MISE

Ringraziamo innanzitutto per la disponibilità riservataci per esporre la grave attuale situazione in cui versa la categoria dei gestori carburante.

Gli accordi del 2002 con la fissazione di un prezzo massimo hanno ceduto la libertà del gestore di fissare il prezzo di vendita rendendolo sottomesso e senza nessuna possibilità di difendersi dalle compagnie petrolifere.

Tale situazione pur essendo risaputa e denunciata da più parti, è stata ulteriormente aggravata con gli ultimi tre accordi firmati che hanno ridotto il margine sino al suo dimezzamento, al contempo degli aumentati costi di gestione dovuti anche a nuovi sopraggiunti oneri e adempimenti.

I margini son stati ridotti del 50 %, mentre i costi sono aumentati del 40%.

Il gestore, attraverso il prezzo di acquisto del carburante imposto, e un prezzo di vendita definito eufemisticamente “consigliato”, che però è un vero e proprio prezzo di vendita imposto a tutti gli effetti, non è più un libero imprenditore in quanto il superamento del prezzo consigliato comporta una grave “violazione” che comporterà persino “l’automatica risoluzione del contratto e l’applicazione di penali, costituendo, di fatto, il comportamento del gestore un grave inadempimento delle norme contrattuali”.

Inoltre è sorvegliato e monitorato tramite dispositivi che tracciano ogni singola attività svolta sull’impianto ledendo la riservatezza della sua attività.

Pertanto con queste limitazioni il gestore non è più libero imprenditore, ma dipendente a tutti gli effetti per quanto riguarda le imposizioni che limitano e annullano la sua libertà imprenditoriale.

La totale assenza di regole nella determinazione dei prezzi imposti dalle compagnie senza nessun limite o vincolo istituzionale di alcun genere, ha privato il gestore di ogni autonomia gestionale e commerciale lo ha reso totalmente assoggettato ad una eccessiva dipendenza economica della compagnia, con danni anche per consumatori finali che rimproverano i prezzi eccessivi ai gestori incolpevoli.

Oltre a ciò è l’unica categoria per la quale è stata ceduta “volontariamente” libertà gestionale, persistendo nell’acquisto penalizzante in esclusiva che contribuisce ulteriormente ad aggravare il grave abuso di dipendenza economica.

Con questi presupposti i gestori subiscono l’abuso dei prezzi imposti poiché anche su impianti adiacenti e, dello stesso marchio e stessa tipologia, possono essere liberamente imposti senza alcun limite dalla compagnia prezzi con differenze anche sostanziali che finiscono per ridurre drasticamente le vendite dell’impianto svantaggiato dal prezzo maggiorato. A nulla valgono le abilità imprenditoriali del gestore costretto persino alla chiusura per fallimento se vittima di abusi sul prezzo. La compagnia per una sorta di paradosso guadagna dal prezzo esagerato vendendo meno, il gestore invece è destinato al fallimento che verrà sostituito con altri ignari gestori che subiranno la stessa sorte se non vi si porrà urgentemente rimedio.

Un impianto medio da 1 milione di litri ha un margine fisso di circa 3 centesimi al self e di 2 centesimi in più sul servito (con un differenziale tra prezzo self e prezzo servito che va mediamente dai 20 ai 50 centesimi, incamerato quasi totalmente senza nessuna giustificazione dalla compagnia), che non è a percentuale ma un margine pro litro lordo e fisso, inferiore al 2% del prezzo di vendita lordi, e tolti i costi di gestione restano al gestore pochi euro all’ora, uno sfruttamento davvero inaccettabile da caporalato petrolifero che se attuato in altri settori si sarebbe gridato allo scandalo.

Altro pesante problema che grava sulla categoria sono i pagamenti elettronici. Ormai diventati massicciamente diffusi in quanto utilizzati come mezzo principale per il contrasto all’evasione ma anche obbligatori per la validazione della fattura elettronica. La commissione bancaria però è calcolata sull’intero prezzo del carburante costituto per oltre il 98% da costi fiscali e da costi industriali, e da meno del 2% del margine gestore. Calcolare la commissione sull’intero prezzo costituisce un abominio che va superato. I pagamenti elettronici erodono quasi, e in alcuni casi, interamente il margine costringendo il gestore a lavorare senza alcuna remunerazione.

Il credito d’imposta stratagemma escogitato per riversare sulle sofferenti casse erariali l’elemosina dell’elargizione del 50% delle insostenibili commissioni bancarie, è in gran parte vanificato poiché le banche se ne avvantaggiano aumentando le commissioni, inoltre il credito è a carico di tutti i contribuenti compresi quelli che non usano mezzi di pagamento elettronici e non acquistano carburante, pertanto è un’anormalità che va abolita; infine il bonus può essere utilizzato in compensazione soltanto dai gestori che hanno tributi da compensare o con un utile. I gestori con un risultato di gestione a zero o in perdita, purtroppo sempre più frequenti, si accollano per intero il costo delle carte di credito e dei bancomat. Per questo i gestori, rappresentano un caso atipico rispetto alle altre tipologia commerciali, in quanto il gestore è a tutti gli effetti esattore per conto dello Stato, poiché transa il prezzo del carburante composto per oltre il 60% da costi fiscali; le commissioni sui pagamenti elettronici delle transazioni per pagamenti di carburante, a parer nostro devono ricadere necessariamente sul cliente, per il cliente che effettua un rifornimento si tratta di pochi centesimi, per il gestore rappresenta gran parte del suo margine sino ad annullarlo totalmente e in alcuni casi a rimetterci in perdita.

Ulteriore beffa, il fondo Gestori del 2013, istituito una tantum per indennizzare i gestori uscenti in attesa di cercare una nuova occupazione, ma posto a carico anche dai gestori che oggi si ritrovano quasi tutti con cartelle esattoriali in quanto impossibilitati a pagarle.

Per questi gravi motivi dopo aver svolto manifestazioni, scioperi, pubblicato articoli a mezzo stampa, denunciato anche presso il Mise in occasione dell’incontro del 29 maggio 2019 col Sottosegretario On. Davide Crippa, la nostra grave situazione e non avendo ad oggi alcuna risposta e prospettiva siamo pronti a nuove e imminenti manifestazioni.

COSA CHIEDIAMO PER RIEQUILIBRARE:

  • LIBERALIZZAZIONE DEL PREZZO DI VENDITA. Come previsto dalle leggi attuali nazionali e comunitarie. Il prezzo massimo deve essere abolito e gli accordi che lo hanno istituito devono essere rivisti. Il prezzo consigliato deve essere realmente ed effettivamente consigliato
  • IL PREZZO DI CESSIONE DEVE ESSERE A PREZZO DI MERCATO, uguale per tipologia d’impianto, di marchio, di trade area
  • TAVOLI DI TRATTATIVE. Come associazione di gestori chiediamo la partecipazione attiva a tutti i tavoli di trattative riguardanti i temi inerenti la categoria come previsto dalla Legge 32/98. Come già richiesto con diffida inviata dai nostri legali.
  • IL MAGGIOR PREZZO DEL SERVITO E’ PRODOTTO UNICAMENTE DAL LAVORO DEL GESTORE. La compagnia infatti nel prezzo di cessione del carburante al self, ha già interamente coperto il proprio margine industriale, (comprendente tutti i costi per la materia prima, per la produzione e per la distribuzione). Il differenziale tra il prezzo del self e quello del servito, è dovuto soltanto dal lavoro del gestore, è pertanto la sua espropriazione costituisce un’appropriazione indebita
  • LE COMMISSIONI BANCARIE DEVONO ESSERE INTERAMENTE A CARICO DEL CLIENTE ACQUIRENTE.
  • LA RIVISITAZIONE DEI CONTRATTI DI FORNITURA IN ESCLUSIVA, integrati con altre tipologie come affitto ramo d’azienda, franchising ed altre.
  • I PAGAMENTI DEL “FONDO INDENNIZZI 2013” DEVONO ESSERE CANCELLATI, poiché i gestori non riescono a pagarlo per difficoltà oggettive ed evidenti

 

Qualora non vedessimo risposte concrete alle nostre urgenti richieste comunichiamo che stiamo organizzando nuove forme di protesta già a partire dal prossimo 30 marzo, con blocco del servito, delle carte petrolifere, carte di credito e bancomat, con impianti chiusi e disponibili in self e solo pagamenti in cash, senza gestore.

 

Tante sono le problematiche di una categoria per troppo ridotta schiava del caporalato petrolifero,

e queste sono solo le più urgenti e maggiormente rilevanti,

Ringraziando per la Vs attenzione restiamo a disposizione per ogni Vs eventuale richiesta di chiarimenti

Cordialmente

Cagliari 28 febbraio 2020

ANGAC

Il Presidente

Giovanni Zidda

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