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Lettera a Presidente Conte – Denuncia grave situazione Gestori carburanti 15 aprile 2020

Egregio Presidente Prof. Avvocato GIUSEPPE CONTE 

Apprezziamo il Suo impegno per portare il Paese a superare questa emergenza, però Le facciamo presente che le misure generiche previste per le attività produttive, non possono essere di supporto alla nostra categoria in quanto esiste una grave situazione pregressa che forse non è stata adeguatamente spiegata.

Anche quando siamo stati ricevuti di persona al Mise il 25 febbraio 2020, e in video conferenza il 30 marzo 2020, ci è stato detto:

“siamo già a conoscenza delle difficoltà della categoria”.

Ma veramente siete a conoscenza che un’intera categoria è stata ceduta subalterna alle compagnie petrolifere con accordi a loro esclusivo vantaggio?

Siete informati che i gestori con un distributore carburante medio già prima dell’emergenza percepivano meno di due euro all’ora, che se fossero stati lavoratori in nero si sarebbe gridato allo scandalo e invece continuano a lavorare sotto gli occhi di tutti e nel silenzio complice delle istituzioni?

Siete informati che non si tratta di “difficoltà” ma di un vero e proprio stato di indigenza che ha costretto la maggior parte dei gestori degli oltre 22.000 impianti nazionali, a lavorare per ben 53 ore settimanali per meno di 500 € mensili, cioè al di sotto della soglia di povertà e del Vostro reddito di cittadinanza?

Sapete che i gestori sono autonomi per quanto riguarda adempimenti, costi di gestione e responsabilità anche penali, e sono dipendenti/finta partita iva con un margine fisso imposto, con un prezzo imposto dal quale non possono discostarsene minimamente a pena di vedersi rescisso il contratto, con un lungo orario imposto e monitorati a distanza?

Sapete che questo margine imposto, dapprima di 100 delle vecchie lire, equivalenti a 5,2 centesimi e poi è stato nel tempo dimezzato sino ad essere totalmente insufficiente a coprire i costi che nel frattempo sono raddoppiati, e anche per il diminuito potere d’acquisto?

Sapete che già nel 2009 era già stato rimarcato inequivocabilmente durante la discussione nelle X Commissione al Senato del 10 giugno 2009 che il margine era già allora insufficiente e nonostante ciò è stato ulteriormente ridotto con ben tre accordi collettivi nazionali firmati al ribasso?

Siete a conoscenza che il gestore è stato privato quasi interamente del valore aggiunto dal proprio lavoro sulla modalità servito senza nessuna giustificazione se non mera appropriazione da parte della compagnia?

Sapete che col prezzo imposto arbitrariamente e senza nessun limite, la compagnia attua un vero e proprio abuso di posizione dominante e di dipendenza economica, poiché compie vere e proprie attività persecutorie nei confronti dei gestori?

Siete informati che i gestori sono vittime di accordi capestro che non hanno firmato, e che per quanto riguarda i nostri associati disconosciamo in toto?

Probabilmente no, o almeno lo speriamo, ma siamo certi che comprendiate che con meno di 2 euro all’ora non è possibile pianificare progetti di vita in una prospettiva avvilente, mortificante e lesiva della dignità personale.

L’impoverimento dei gestori italiani è una condizione che sta passando per troppo tempo nel silenzio totale; questo settore oggi è ostaggio di una dittatura delle multinazionali del Petrolio che progressivamente hanno azzerato il nostro potere d’acquisto, distorcendo e discriminando da zona a zona con i prezzi imposti i gestori, spingendoli lentamente ad una sudditanza di sopravvivenza, una vera e propria trappola di sfruttamento, un vero e proprio caporalato petrolifero.

Questa è una denuncia della grave situazione dei gestori già preesistente a questa emergenza sanitaria da più di un decennio, che adesso si ripropone nella sua drammaticità e deve essere totalmente e urgentemente rivista, diversamente sarà la chiusura inevitabile di migliaia di impianti per fallimento in quanto impossibilitati a proseguire per mancanza di risorse finanziarie.

Oggi con questa emergenza i gestori che hanno già chiuso gli impianti lasciandoli aperti in modalità self, hanno una perdita poiché un impianto sostiene ugualmente costi anche se chiuso.

Comprendiamo il Suo gravoso compito di gestire una situazione totalmente imprevedibile, ma Le chiediamo di soffermarsi sulle nostre richieste già inviateLe e che ribadiamo nelle misure principali

Chiediamo

Che il Governo si faccia garante presso le Compagnie petrolifere per il riconoscimento immediato di un margine gestore congruo, che abbiamo individuato nelle seguenti misure: 

Riconoscimento immediato di un margine di:

  • 10 centesimi per erogati sino a 600.000 litri
  • 8 centesimi self e 10 centesimi al servito, per erogati tra 600.000 lt e 1 mln di lt
  • 6 centesimi self e 10 centesimi al servito, per erogati tra 1 mln e 2 mln di lt
  • 5 centesimi self e 10 centesimi al servito per erogati superiori ai 2 mln di lt

Abolizione del prezzo massimo, è un abuso pertanto chiediamo l’abolizione immediata

– Annullamento dei fitti passivi per tutto il periodo di emergenza sanitaria

Chiediamo inoltre

  • Sospensione temporanea delle imposte dirette, indirette, tributi addizionali regionali e comunali ritenute sul lavoro dipendente e autonomo, contributi autonomi e dipendenti, Iva
  • Condono tombale della riscossione per i carichi affidati all’Agenzia delle Entrate Riscossione degli anni pregressi legata alle gestioni, in quanto i gestori, vista la comprovata totale riduzione della loro libertà imprenditoriale limitata da accordi che li hanno legati strettamente all’abuso di dipendenza economica dalla compagnia, hanno accumulato debiti dovuti all’esiguità del margine, sufficiente appena a coprire i costi di gestione
  • Annullamento totale del tributo camerale per l’anno 2020, totalmente ingiusto poiché per i gestori carburante, calcolato e pagato per tutti questi anni, (eccetto che per il 2009 per il quale era stato emesso un DL ad hoc), sull’intero fatturato al lordo di costi di produzione e accise che gravano per oltre il 98% sul fatturato dei distributori

carburante e quindi vergognosamente sproporzionato rispetto al margine che è appena l’un per cento del fatturato.

  • L’istituzione di un tavolo urgente di confronto al Mise e Mef tra tutte noi associazioni rappresentative dei gestori e con le Compagnie per cambiare gli attuali accordi con nuovi che restituiscano libertà e dignità imprenditoriale al gestore, e concordare nuove forme contrattuali da rivedere con le associazioni rappresentative dei gestori
  • Erogazione di un contributo di almeno 1500 mensili per ciascun impianto per coprire i costi fissi minimi dimostrabili calcolati in circa 1100 , a far data da febbraio c.a. e fino a completo ristabilimento delle normali condizioni di vendita, per il sostentamento delle gestioni le quali, trovandosi obbligate a garantire la mobilità ed i trasporti, hanno comunque interamente a proprio carico le spese inerenti il servizio stesso
  • Spostamento del pagamento delle commissioni bancarie interamente al cliente.

Le commissioni bancarie annullano e superano l’esiguo margine gestore. Il credito d’imposta al 50% del costo della commissione, escogitato per compensare questo ennesimo fardello addossato al gestore, può essere utilizzato soltanto dai gestori che hanno tributi da compensare. I gestori con una perdita d’esercizio, o che non hanno tributi da compensare, si accollano per intero il costo delle commissioni bancarie, è pertanto e deve essere eliminato e la commissione riversata totalmente sull’utilizzatore delle carte/bancomat.

Le suddette richieste sono urgenti e indifferibili, diversamente sarà la paralisi totale della distribuzione nazionale carburanti.

Ci Scusiamo per il tono franco e diretto ma è l’unico modo per avere la Sua attenzione su un problema del quale non è ancora stata ben compresa la gravità e che rischia di collassare l’intero sistema dei trasporti.

La salutiamo cordialmente

Cagliari 15 aprile 2020

                                                                                                                     ANGAC

                                                                                                              Il Presidente

                                                                                                             Giovanni Zidda

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