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Quale futuro per la categoria dei gestori Carburanti?

Una domanda apparentemente banale che negli ultimi tempi ha assunto contorni perniciosi.

L’iniziativa di ANGAC, di istituire un tavolo di coordinamento delle associazioni minori, è stata accolta con entusiasmo da alcuni partecipanti, ma è naufragata su dettagli di forma. Si è sentito dire che “la forma è anche sostanza”, una frase fatta per nascondere l’assenza di volontà di condividere i problemi della categoria.

Di recente, FEGICA e FIGISC hanno fatto una dichiarazione congiunta richiamando all’unità della filiera della carbodistribuzione, ma hanno escluso FAIB, che fino all’altro giorno era loro alleata, e le altre associazioni minori, che in realtà rappresentano un numero significativo di gestori carburanti. Questa contraddizione mostra chiaramente l’egoismo delle proprie posizioni e favorisce divisioni inutili.

Se questo fosse lo scenario futuro, non sarebbe difficile prevedere una debacle totale e una sconfitta inevitabile, con la solita scusa “la coperta è corta” per giustificare rinnovi contrattuali indecenti e inefficienze nella rappresentanza. ANGAC ha aperto un focus per incoraggiare tutti i soggetti coinvolti a interrogarsi seriamente su questo problema. Il Riordino imminente della rete carburanti è un tema cruciale su cui la categoria dei Gestori non può permettersi di essere impreparata.

È essenziale formare un fronte comune e un’unità di intenti per difendere la professione del gestore, altrimenti rischia di essere spazzata via. La creazione di un tavolo permanente di confronto tra associazioni di gestori carburanti è fondamentale per individuare una strada condivisa per risolvere le criticità professionali attuali e immaginare il ruolo del gestore nella transizione energetica imminente.

ANGAC continuerà a lavorare e perseverare nel suo cammino, sperando che questa prospettiva venga condivisa dalle sensibilità dei colleghi e delle rappresentanze che si propongono di difendere i legittimi interessi della categoria. Al momento, sembra che ci sia solo una corsa per mettere il cappello sulla sedia, nell’illusione che gli altri si accorgano della propria esistenza. Tuttavia, non si capisce che questo approccio è un incredibile acceleratore di una deriva autodistruttiva che è cominciata tanti anni fa.

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