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Riflessioni sull’attuale stato dei gestori.

Lettera del Segretario nazionale Faib Pietro Rosa Gastaldo luglio 2009.

Guardarsi indietro è necessario per capire le difficoltà attuali
Contributo al dibattito di Pietro Rosa Gastaldo (già Segretario nazionale Faib 1998-2005)

Nella distribuzione dei carburanti non c’è pace. I gestori dei punti vendita appaiono francamente indeboliti contrattualmente e penalizzati economicamente. Più che riflettere sugli effetti e bene ragionare sulle cause
Credo che l’origine degli attuali problemi risieda negli accordi verticali sul prezzo massimo imposto al gestore, realizzati con le compagnie petrolifere a partire dal 2002, dopo l’intervento dell’Antitrust.
Intese nefaste sul piano contrattuale e dei diritti, scarsamente vantaggiose sul versante economico, definibili di vera e propria sussistenza, che oggi mostrano tutti i limiti.
Intese sul prezzo massimo di vendita la cui potestà era detenuta del gestore e che è stata riconsegnato alle aziende petrolifere.
Intese che obbligano il gestore ad attenersi ai prezzi fissati dalle aziende, con un sistema di richiami e la possibilità della rescissione del contratto, nel caso di violazione dei prezzi da loro fissati, che li rende totalmente subalterni e prigionieri alle compagnie.
Su questi temi nel 2002 vivemmo un momento di discussione difficile nella Faib e con le altre associazioni. Si scontrarono due culture associative distanti fra loro: fra chi riteneva necessario affrancare i gestori da un sistema di regole e contratti che li asservivano alle aziende petrolifere, per renderli liberi imprenditori e chi preferiva i gestori deboli, da poter rappresentare e tutelare per ogni necessità nel rapporto con l’azienda; una cultura, questa, da sindacato dei lavoratori dipendenti.
Questa linea prevalse, mio malgrado, anche nella Faib ed oggi i gestori e le associazioni ne pagano le conseguenze. I margini si sono progressivamente ridotto ed i costi aumentati. Il primo di quella serie di accordi verticali fu fatto con Esso nell’estate del 2002, che alcuni di noi della Faib non firmarono. Occorre guardare a tali fatti con obiettività e responsabilità, per avviare una riflessione critica che permetta di focalizzare la causa sostanziale dei problemi oggi patiti dai gestori.
La struttura di quegli accordi sul prezzo massimo va superata, gli accordi stessi vanno revocati. Quella contrattazione va destrutturata. Si aprirà una stagione di duro scontro con le aziende, che dopo le inevitabili turbolenze porterà comunque ad intese. Ma le aziende dure lo sono già oggi verso i gestori e le associazioni e, dove e quando possono, sono loro a rompere quelle intese con oneri economici nuovi, con contratti atipici (commissione, associazione, gestione diretta) o con la paralisi della contrattazione come nel caso della vertenza con Eni per il marchio Agip.
Con loro va realizzato uno scenario nuovo di reciproco interesse, volto a cambiare le regole del settore per avere sugli impianti degli imprenditori. Andrà loro spiegato, ma anche ai retisti privati, che una parte della loro rete è vetusta, certi impianti sono da terzo mondo, non degni di un grande paese industriale, con uno dei maggiori parchi auto del mondo.
Per questo appare necessario non aver paura di tale scenario, con la forza di un progetto forte che proponga modelli contrattuali nuovi ed innovativi, che permetta alle associazioni dei gestori di essere protagoniste di una nuova stagione di relazioni industriali. Il contratto di comodato d’uso e le variabili contrattuali di fornitura, non possono essere un feticcio ed appaiono oggi inadeguati.
Nel mondo della distribuzione al dettaglio ci sono tante variabili contrattuali applicabili al settore della distribuzione carburanti, dal franchising, all’affitto del ramo d’azienda, che comportano per l’imprenditore quel rischio d’impresa, d’investimento proprio, inteso anche per la variabile finanziaria, che oggi nel settore è assolutamente relativo.
Due debbono essere gli elementi che dovrebbero pre-informare i nuovi rapporti: la libertà del gestore di governare il prezzo e politiche commerciali sul mercato di riferimento e la conferma dell’obbligo dell’esclusiva solo esclusivamente sui carburanti. Il gestore deve diventare partner commerciale dell’azienda che fornisce il prodotto con cui condivide, e non subisce, le strategie competitive. Un mercato aperto, più competitivo, regolato dalla libertà di concorrenza, la cui fissazione dei prezzi spetta al dettagliante finale. Va rotta la filiera, che oggi è integrata ed è solo nelle mani delle aziende petrolifere, che sono poche ed in pochi minuti al mattino, possono allineare i prezzi a loro piacimento, come è ampiamente dimostrato dalle dinamiche dei prezzi al consumo.
La vigilanza sui prezzi, su un prodotto strategico come i carburanti, spetta alle istituzioni di governo nazionale e locale. Non il ritorno ai prezzi amministrati, ma la fissazione di regole certe e la vigilanza necessaria, per evitare speculazioni e truffe a danno dei consumatori.
Un’idea, un progetto è necessario, per rompere la sequenza delle legittime lamentazioni della categoria. Lo stesso bonus fiscale è stato in fondo un sostituto d’entrata, un palliativo della contrattazione economica con le aziende, la cui mancanza dimostra oggi quanto questa contrattazione e questi margini, siano davvero bassi per la quantità e la qualità del lavoro che viene richiesto su un’area di servizio per la vendita dei carburanti. Credo sia necessario aprire la discussione su proposte strutturali completamente innovative, per evitare i teatrini sindacali che si perpetuano da anni e che danno a tutti, ma davvero a tutti, rendite di posizione tali da impedire loro il cambiamento.

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